La delicata problematica legata ai cambiamenti climatici incidenti sul incremento della desertificazione e delle alluvioni con riduzione dei terreni agricoli è strettamente legata alla riduzione dei combustibili fossili (v. 4E) e delle plastiche (v. 4R) e ad un’economia etica.
L’uso di sementi, concimazioni, tecnologie di aratura, pesticidi, erbicidi, irrigazione innovativi è fondamentale senza arrivare a colture troppo intensive o viceversa solo biologiche troppo costose non realizzabili nei paesi poveri in modo autonomo.
Tra
le diverse problematiche ambientali che investono l’intero pianeta, sicuramente
la carenza di risorse idriche è uno dei più rilevanti. La water footprint, o impronta
idrica, rappresenta il quantitativo di acqua dolce, utilizzato e inquinato
nell’unità di tempo, da parte di un singolo, di una comunità oppure di
un’azienda. Per quanto riguarda le acque destinate al consumo umano, va
precisato che il consumo di acqua non è soltanto quello per bere o per cucinare
gli alimenti; infatti, un ingente quantitativo di acqua è impiegato nelle fasi
di produzione degli alimenti dalla loro origine fino all’arrivo sulle nostre
tavole. Il problema riguarda anche i consumatori che con le proprie scelte
alimentari e il proprio comportamento possono fare la differenza. Ad esempio,
quando si getta via un prodotto alimentare, automaticamente si “getta via”
anche l’acqua e l’energia utilizzati per la sua produzione e quindi lo spreco
alimentare significa anche un incremento della pressione ambientale in termini
di tutela delle risorse, prime fra tutte le risorse idriche.
Parole chiave:
impronta idrica,
certificazione, alimenti
Title:
Water
footprint and food
Abstract:
One
of the most relevant global environmental problems is the shortage of water
resources. The water footprint is the quantity of fresh water used and polluted
per unit of time, by a single person, by a community or by an organisation. As
far as water for human consumption is concerned, it should be stated that the
consumption of water is not only water used for drinking or cooking food. As a
matter of fact, a large amount of water is used in the manufacture of foods
from their origin to our tables. The consumer salso are involved because, with
their food choices and behavior, they can make the difference. For example,
when you throw away a food product, you automatically "throw away"
also the water and energy used in its production and therefore food waste also
means an increase of environmental pressure in terms of protection of
resources, first of all of water resources.
Keywords:
water footprint,
certification, food
Author:
Claudia
D’Ovidio, Marina Masone
Tra le diverse
problematiche ambientali che investono l’intero pianeta, sicuramente la carenza
di risorse idriche è uno dei più importanti. Il problema è legato non solo alla
bassa disponibilità, causata ad esempio da una carenza di precipitazioni come
conseguenza dell’innalzamento termico, ma anche dall’inquinamento che rende
sempre più onerosi i trattamenti necessari per rendere la risorsa idrica
prelevata dall’ambiente idonea agli utilizzi antropici. D’altra parte
l’inquinamento delle risorse idriche è proprio conseguenza dell’utilizzo
antropico delle acque e degli sprechi ad esso associati.
L’UNDP (United
Nations Development Programme) ha stimato che a causa della scarsità idrica
circa 1,1 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile, circa 2,6
miliardi di persone non hanno accesso a adeguati servizi igienico sanitari e
circa 1,8 milioni di bambini muoiono ogni anno a causa di malattie legate alle
precarie condizioni igienico-sanitarie.
Come si vede
dalla figura seguente, il maggior consumo di acqua è imputabile all’agricoltura
e all’industria. Il grafico seguente mostra il consumo di acqua nel mondo;
inoltre, studi internazionali dimostrano che già
dal 2025, metà della popolazione mondiale potrebbe sperimentare gravi carenze
idriche e con la crescita demografica che prevede nel 2050 circa 10 miliardi di
persone (rispetto alle sette attuali) il problema non può che aggravarsi.
La Commissione
Europea in uno studio del 2010, ha evidenziato come sussista in Europa una
disparità nella distribuzione delle acque, una situazione che è divenuta sempre
più grave a causa dell’attività umana. Nell’Europa meridionale, ad esempio, lo
sviluppo del turismo ha determinato un incremento della domanda idrica, creando
fenomeni di desertificazione e di intrusione delle acque salate nelle falde
acquifere di varie zone costiere d’acqua dolce.
Nei Paesi dell’Unione Europea le
misure dirette a favorire un uso più sostenibile dell’acqua comprendono:
· strumenti
di mercato a garanzia della regola del recupero dei costi, in base al principio
«chi usa paga»;
· Impiego
mirato di finanziamenti per promuovere il risparmio idrico, a favore, ad
esempio, di una migliore pianificazione nell’uso dei suoli e della promozione
di pratiche agricole sostenibili (coltivazioni che richiedono meno acqua,
irrigazione più efficiente ecc.);
· Migliore
gestione del rischio di siccità grazie a proposte integrate, che prevedano
sistemi di mappatura e di preallarme;
· Sviluppo
di infrastrutture alternative per l’approvvigionamento idrico atte a
fronteggiare problemi di carenza idrica nei bacini idrografici, come
l’ampliamento di impianti di desalinizzazione o l’importazione di acqua dolce;
· Promozione
di tecnologie per un uso efficiente dell’acqua, basate sulla promozione della
ricerca e intese a ridurre il consumo e lo spreco dell’acqua;
· Diffusione
di una cultura improntata al risparmio dell’acqua, favorendo l’informazione,
l’educazione e la formazione volte a sensibilizzare aziende e consumatori.
Si
comprende, quindi, l’importanza della water footprint, l’impronta di acqua, che
rappresenta il quantitativo di acqua dolce, utilizzato e inquinato nell’unità
di tempo, da parte di un singolo, di una comunità oppure di un’azienda.
Il
calcolo della water footprint prevede tre fasi:
· quantificazione
e localizzazione dell’impronta idrica di un prodotto o di un processo nel
periodo di riferimento;
· valutazione
della sostenibilità ambientale, sociale ed economica dell’impronta idrica;
· individuazione
delle strategie di riduzione della stessa.
Per calcolare la water footprint è necessario tenere
conto di tre tipologie di risorsa idrica:
·
le acque
superficiali e sotterranee prelevate;
·
le acque
meteoriche, soprattutto in relazione all’uso irriguo;
· le acque
inquinate, stimate come il quantitativo di acqua necessario a diluire gli
inquinanti fino al limite previsto.
La water footprint rappresenta quindi un indicatore
complesso ed articolato sul reale impatto delle attività antropiche sulla
risorsa idrica.
Per
quanto riguarda, le acque destinate al consumo umano, va precisato che il
consumo di acqua non è soltanto quello per bere o per cucinare gli alimenti;
infatti un ingente quantitativo di acqua è impiegato nelle fasi di produzione
degli alimenti dalla loro origine fino all’arrivo sulle nostre tavole:
agricoltura, trasformazione, industria, ecc…
Nella
tabella che segue sono riportati i quantitativi di acqua impiegati per la
produzione di alcuni alimenti.
Alimento
Litri di acqua
per la produzione
1
uovo 200
1
chilo di patate 900
1
litro di latte 1000
1
hamburger 2400
1
chilo di carne di pollo 3000
1
chilo di riso 3400
fonte dati Tukker et al., 2006
Nel
calcolo dell’impronta idrica (water footprint) si deve considerare sia l’acqua
utilizzata per la produzione che quella per il consumo, tenendo anche conto del
punto di prelievo dell’acqua considerando la disponibilità (o la scarsità)
della risorsa idrica nella specifica area geografica di produzione o di
provenienza dell’alimento.
Sulla
base di quanto fin qui esposto, appare ovvio che il problema dell’utilizzo
della risorsa idrica nel settore degli alimenti coinvolge tutti, a vari
livelli: le aziende produttrici, i fornitori di materie prime e di imballaggi, le
imprese agricole, ecc che dovrebbero impegnarsi ad adottare strategie di
risparmio idrico e di tutela della risorsa idrica ad esempio riducendo il consumo
di fertilizzanti e pesticidi che aumentano l’inquinamento e compromettono la
qualità la risorsa idrica al punto di renderla talvolta non più trattabile e
quindi utilizzabile a costi accessibili.
Il
problema, però, riguarda anche i consumatori che con le proprie scelte
alimentari e il proprio comportamento possono fare la differenza.
A
titolo di esempio viene riportato un confronto tra due tipologie di menù,
tratto da una pubblicazione della CCIAA di Torino.
fonte:
CCIAA Torino
Per
ridurre la water footprint è, quindi, importante agire anche sulle abitudini
dei consumatori inducendo il mercato a preferire alimenti possibilmente locali
e di stagione, ossia promuovere il consumo “a km 0”. Frutta e verdura, in
particolare, hanno i propri cicli stagionali; il consumo di prodotti “fuori
stagione” significa un elevato consumo di energia (serre, illuminazione
artificiale, ecc…) per ottenere la giusta maturazione, oppure un elevato
consumo di combustibili per il trasporto connesso con l’importazione da altri
Paesi.
Inoltre,
non va dimenticato il problema degli sprechi alimentari: cibi non consumati, ma
anche invenduti in ristoranti, bar, supermercati, ecc…
Da uno studio
della FAO risulta che i consumatori europei producono un quantitativo di
rifiuti
da scarti
alimentari pari a circa 95-115 kilogrammi all’anno, la maggior parte dei quali
ancora utilizzabili, con una perdita economica pari a 680 miliardi di dollari
solo nei Paesi industrializzati.
Oltre agli
aspetti sociali ed etici insiti in questo spreco, va anche considerato che
quando si getta via un prodotto alimentare, automaticamente si “getta via”
anche l’acqua e l’energia utilizzati per la sua produzione e quindi lo spreco
alimentare significa anche un incremento della pressione ambientale in termini
di tutela delle risorse, prime fra tutte le risorse idriche.
DOWNLOAD ENERGIA MARINA E DIFESA DELLE COSTE Presentazione (PowerPoint)